mercoledì 5 maggio 2010

Convivenza e sviluppo sostenibile: una ricerca

1. Problemi legati allo sfruttamento delle risorse
Le risorse naturali e il loro sfruttamento possono provocare, come spesso accade, conflitti all’interno della società, portando diversi gruppi e fazioni a lottare per la loro spartizione. A volte tali conflitti emergono apertamente sotto forma di lotte separatiste nelle regioni in cui le risorse vengono prodotte, ma spesso avvengono in forme più nascoste, come gli scontri tra diversi ministri o uffici governativi per ottenere risorse di bilancio. Ciò tende ad erodere la capacità del governo di funzionare con efficacia.

Tassazione
Un altro problema molto importante è che i cittadini dei paesi nei quali l’economia è dominata dalle risorse naturali, godono di pochi e scarsi servizi, e questo è dovuto al governo che non ha bisogno di tassare i propri cittadini perché ha a disposizione una fonte di reddito garantita dalle risorse naturali. Tuttavia se i cittadini si lamentano, i governi hanno soldi sufficienti per pagare le forze armate a reprimere queste lamentele.

Male olandese

Il male olandese è un fenomeno economico in cui i redditi derivanti dall’esportazione di una risorsa portano all’aumento del tasso di cambio reale e all’incremento degli stipendi, causando così un danno ai settori economici produttivi della nazione. Questo rende i settori come agricoltura e manifattura meno competitivi nei mercati mondiali. Il declino nei settori esposti alla competizione internazionale e la conseguente sempre maggiore dipendenza dai redditi derivanti dalle risorse naturali, lasciano l’economia in balia delle oscillazioni di prezzo delle risorse naturali. In aggiunta, poiché in generale la produttività aumenta più velocemente nel settore manifatturiero, l’economia si perderà quei miglioramenti di produttività.

Risorse umane

In molti paesi poveri, il settore delle risorse naturali tende a pagare salari molto più alti rispetto a quelli disponibili nel resto dell’economia. Ciò tende ad attrarre i migliori talenti dai settori sia privato, sia pubblico, danneggiandoli così mediante la privazione del loro personale più competente e preparato. Un’altra possibile conseguenza della maledizione delle risorse è lo spiazzamento del capitale umano; i paesi che fanno affidamento sulle esportazioni di risorse naturali possono tendere a trascurare l’istruzione, non vedendone l’immediato bisogno. Le economie povere di risorse, al contrario, hanno profuso enormi sforzi nell’istruzione, e ciò ha contribuito in parte al loro successo economico. Altri ricercatori, tuttavia, contestano tale conclusione, sostenendo che le risorse naturali generano rendite facilmente tassabili che nella maggior parte dei casi hanno portato a un incremento nella spesa pubblica nell’istruzione.

Libertà e democrazia

È stato anche argomentato che gli alti e i bassi nella quotazione del petrolio possano essere correlati con gli alti e i bassi nell’implementazione dei diritti umani nei paesi maggiori produttori.

Conflitti civili

Uno studio del 2008 afferma che le scoperte di giacimenti petroliferi fa effettivamente diminuire le probabilità di una guerra civile, inclusi i propositi di guerra. A tale sorprendente risultato si giunge grazie alla forte relazione inversa tra il petrolio e le guerre secessionistiche.

Approfondimento: l'ONU
Nel tema della convivenza tra i popoli, non si può non citare l’ONU, ovvero l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Nata nell’1945 a San Francisco e oggi composta da 191 Stati, l’ONU si è sempre prefissata il compito di mantenere la pace e la sicurezza internazionale, favorire le collabo-razioni tra i diversi Paesi in campo economico, sociale e culturale e assicurarsi che vengano rispettati i diritti umani.
Per adempire a questi scopi l’ONU ha alcuni organi e agenzie. Gli organi principali sono:
• Assemblea Generale
• Consiglio di sicurezza
• Corte internazionale di giustizia
• Consiglio economico e sociale
• Consiglio di amministrazione fiduciaria
• Segretariato

L’organo che decide se intervenire nelle varie questioni è il Consiglio di sicurezza: è formato dai rappresentanti permanenti delle grandi potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale (USA, Gran Bretagna, Russia, Francia e Cina) che hanno il diritto di veto e da altri 10 rappresentanti, in carica per 2 anni, eletti dall’Assemblea Generale.
Le agenzie che fanno capo all’ONU sono specializzate per la risoluzione di specifici problemi (FAO, UNESCO, OMS, FMI, UNICEF). Tra queste agenzie una delle più famose è importanti è l’UNICEF: il suo compito è salvaguardare i diritti dei bambini di tutto il mondo,assicurargli una vita dignitosa e l’istruzione,cose che in molti paesi del terzo e quarto mondo non sono scontate come possono apparire nella nostra società.
Nel caso che il Consiglio di sicurezza ritenga necessario un intervento in un conflitto, l’ONU è munito anche di un proprio esercito, i cosiddetti Caschi Blu, che possono compiere missioni di pace cercando di sedare i conflitti tra paesi.
Negli ultimi tempi la funzionalità dell’ONU è stata contestata perché, ricevendo fondi dai vari governi, c’è il rischio che l’intera organizzazione penda a favore delle potenze che contribuiscono alla sussistenza della stessa. Un’altra fonte di polemiche è data dall’organiz-zazione del consiglio di sicurezza: se anche uno solo dei 5 membri permanenti pone il veto su una risoluzione in esame, la stessa viene bocciata. Con questo sistema le potenze maggiori potrebbero ottenere vantaggi evitando l’intervento dell’ONU: ad esempio la Cina potrebbe ostacolare gli interventi a favore dei diritti umani nel proprio Stato per evitare eventuali sanzioni internazionali.
Per garantire il corretto funzionamento dell’ONU è necessario porre rimedio a questi problemi: l’ONU e l’impegno di tutti i Paesi possono fare molto per garantire la pace, la convivenza tra i popoli e risolvere gli innumerevoli problemi che affliggono il mondo.

2. La fame nel mondo



2.1. Definizioni fondamentali

La malnutrizione:
un termine dal vasto significato, per descrivere una gamma di circostanze che ostacolano la buona salute, causato dal cibo che consumiamo quando è inadeguato o non bilanciato, oppure dal suo scarso assorbimento. Si riferisce sia alla sottonutrizione che all’ ipernutrizione – condizioni di privazione o di eccesso.

La sottonutrizione:
il risultato di un prolungato, basso livello di cibo consumato e/o di basso assorbimento dello stesso cibo. Generalmente applicato a definire la carenza di energia ( o di proteine ed energia), ma può anche riferirsi alla carenza di vitamine e minerali causata dall’incapacità dell’organismo di mantenere queste sostanze nutritive.

La sottoalimentazione:

La condizione delle persone alle quali l’assorbimento del cibo fornisce meno del minimo del loro fabbisogno energetico. Gli individui nei quali l’assorbimento del cibo scende costantemente al di sotto del loro fabbisogno energetico, e quindi sono considerati in uno stato di sottoalimentazione.

La sottoalimentazione cronica:

Coloro i quali hanno un assorbimento energetico stimato annuo, sceso al di sotto della quantità richiesta per mantenere il peso corporeo e sopportare un’attività leggera.

La carenza micronutritiva:

Mancanza di vitamine e minerali essenziali che risulta da un non bilanciato assorbimento del cibo e da problemi specifici dell’assorbimento del cibo consumato.
La malnutrizione micronutritiva:
Si riferisce ai disturbi (disfunzioni) da carenza di vitamine e minerali. Spesso si presenta come parte di una sottonutrizione generale dovuta principalmente all’inadeguato generale assorbimento del cibo (attraverso un povero accesso ai cibi che sono buone fonti di queste sostanze nutritive o povere abitudini dietetiche).

L’ipernutrizione:
Risultato di un eccessivo assorbimento del cibo in relazione al fabbisogno energetico.

Fabbisogno energetico:
È determinato dalle dimensioni corporee, dal livello di attività e dalle condizioni fisiologiche quali la malattia, l’infezione, la gravidanza e l’allattamento.

Sicurezza alimentare:
Esiste quando tutte le persone, in ogni istante di tempo, hanno un accesso sia fisico che economico, a cibo che sia sufficiente, sicuro e nutriente e che soddisfi le loro esigenze dietetiche per una vita attiva e sana.

Insicurezza alimentare:

Esiste quando a tutte le persone manca l’accesso a quantità sufficiente di alimento sicuro e nutriente, e quindi non consumano abbastanza per una vita attiva e sana. Questo è dovuto all’indisponibilità di cibo, di potere d’acquisto inadeguato, o di utilizzazione inadeguata a livello familiare.

2.2. La Fame e la Malnutrizione nel Mondo
Per condurre una vita sana e attiva, dobbiamo disporre di alimenti in quantità, qualità e varietà sufficiente a soddisfare i nostri bisogni energetici e nutritivi. Senza una nutrizione adeguata, i bambini non possono sviluppare pienamente il loro potenziale di crescita e gli adulti avranno difficoltà nel mantenere o accrescere il loro.
La malnutrizione è una delle principali cause della nascita di bambini con insufficienza di peso e con crescita ritardata. I bambini con insufficienza di peso alla nascita che sopravvivono, tendono a soffrire di ritardi nella crescita e di malattie durante l'infanzia, l'adolescenza e fino alla maggiore età. Le donne adulte che soffrono di crescita ritardata tendono verosimilmente ad incrementare il cerchio vizioso della malnutrizione partorendo bambini con peso insufficiente già alla nascita. Stanno anche emergendo dei legami tra malnutrizione nella prima età, compreso lo stato fetale, e lo sviluppo di successive malattie croniche come la cardiopatia, il diabete e l'ipertensione. Ogni anno, nei Paesi in via di sviluppo, circa 30 milioni di bambini nascono con crescita menomata a causa della malnutrizione durante la gravidanza.
La malnutrizione sotto forma di carenze di vitamine e di minerali essenziali, continua ad essere, su scala mondiale, la causa di malattie gravi e della morte di milioni di persone. La carenza di ferro può causare un ritardo nella crescita, una minore resistenza alle malattie, una diminuzione, a lungo termine, dello sviluppo mentale e motorio e disordini nelle funzioni riproduttive; contribuisce, inoltre, a circa il 20 per cento dei decessi durante il parto. La carenza di iodio può causare danni cerebrali permanenti, ritardo mentale, sterilità, diminuzione delle probabilità di sopravvivenza dei bambini e gotta. La carenza di iodio in una donna in gravidanza, può causare diversi gradi di ritardo mentale nel nascituro. La carenza di vitamina A nei bambini può causare la cecità o la morte; contribuisce ad una ritardata crescita fisica e ad una diminuita resistenza alle infezioni con conseguente aumento della mortalità tra i bambini più piccoli.
Le conseguenze di una alimentazione povera e di malattie, sia che si presentino nelle forme più lievi che in quelle più gravi, si traducono in una riduzione del benessere, della qualità della vita, in senso lato, e dei livelli di sviluppo del potenziale umano. In particolare, la malnutrizione può dare luogo a una perdita nella produttività lavorativa ed economica, in quanto gli adulti afflitti da disordini nutrizionali non sono in grado di lavorare, a una carenza nell'istruzione, quando i bambini sono troppo deboli o ammalati per frequentare la scuola o per imparare adeguatamente, a costi per le cure sanitarie dei malati per cause legate alla malnutrizione, e, inoltre, a costi che la società deve sostenere per curare i disabili e, a volte, anche le loro famiglie.
Nell'ultimo secolo, sono stati compiuti rimarchevoli progressi al fine di aumentare la quantità e qualità della produzione alimentare mondiale e migliorare lo stato nutrizionale delle popolazioni. Così come la produzione alimentare mondiale è cresciuta, al pari del tasso di incremento della popolazione, anche la sanità, l'istruzione e i servizi sociali sono migliorati in tutto il mondo e il numero delle persone affamate e malnutrite è diminuito considerevolmente. Tuttavia, l'accesso ad approvvigionamenti sufficienti di alimenti vari e di buona qualità resta un problema grave per molti Paesi anche là dove, a livello nazionale, la produzione alimentare sia adeguata. In tutti i Paesi, certe forme di fame e malnutrizione continuano ad esistere.
Per mettere fine alla fame è necessario cominciare a garantire che alimenti siano prodotti in quantità sufficiente e diventino accessibili per tutti. Tuttavia, aumentare semplicemente la produzione alimentare non garantisce l'eliminazione della fame. Deve essere garantito l'accesso di ogni individuo, e in ogni momento, ad alimenti sicuri e sufficienti dal punto di vista nutritivo, necessari per una vita attiva e sana – la cosiddetta sicurezza alimentare. In tutto il mondo, è necessario aumentare gli sforzi per garantire la 'sicurezza alimentare' al fine di eliminare la fame e la malnutrizione e le loro devastanti conseguenze tra le generazioni presenti e quelle a venire. È necessario che ognuno di noi contribuisca, attraverso la condivisione delle informazioni, l'attenzione e la partecipazione alle attività, a garantire il diritto fondamentale di tutti gli esseri umani ad essere “liberi dalla fame”.

2.3. 2050: Un terzo di bocche in più da sfamare.
Il 23 settembre 2009, a Roma, la FAO ha convocato un Forum di Esperti di Alto Livello.
"La FAO è cautamente ottimista riguardo le possibilità del mondo di produrre cibo a sufficienza per nutrire la popolazione mondiale nel 2050", ha dichiarato il Vice-Direttore Generale della FAO Hafez Ghanem. Egli ha però anche sottolineato che riuscire a sfamare tutti per quella data non sarà così automatico e bisognerà affrontare numerose sfide.
Ghanem ha ribadito la necessità di un'adeguata struttura socio-economica al fine di affrontare gli squilibri e le disuguaglianze esistenti, di assicurare che ogni essere umano nel mondo abbia accesso al cibo di cui ha bisogno e che la produzione alimentare sia realizzata in modo da ridurre la povertà, tenendo al tempo stesso conto dei limiti imposti dalle risorse naturali. Le stime a livello globale mostrano che oltre agli investimenti previsti saranno necessari cospicui investimenti ulteriori per garantire l'accesso al cibo, altrimenti circa 370 milioni di persone, quasi il 5% della popolazione dei paesi in via di sviluppo, potrebbero ancora soffrire la fame nel 2050.
Secondo le ultime stime ONU, la popolazione mondiale aumenterà dagli attuali 6,8 miliardi a 9,1 miliardi nel 2050 – un terzo in più di bocche da sfamare rispetto ad oggi. Tale crescita della popolazione avverrà quasi per intero nei paesi in via di sviluppo. Si prevede che la popolazione dell'Africa subsahariana crescerà più velocemente (una crescita del 108%, pari a 910 milioni di persone in più), mentre in Asia orientale e sud-orientale crescerà più lentamente (una crescita dell'11%, pari a 228 milioni di persone in più).
Nel 2050, circa il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città e nelle aree urbane, rispetto all'attuale 49%.

La domanda di cibo
Si stima che la domanda di beni alimentari continuerà ad aumentare, come conseguenza della crescita della popolazione e dell'incremento dei redditi. La domanda di cereali (per l'alimentazione umana e del bestiame) è prevista raggiungere circa 3 miliardi di tonnellate nel 2050. La produzione cerealicola annuale dovrà aumentare di almeno un miliardo di tonnellate (a partire dagli attuali 2,1 miliardi), mentre la produzione di carne dovrà aumentare di oltre 200 milioni di tonnellate per raggiungere nel 2050 un totale di 470 milioni di tonnellate, di cui il 72% verrà consumato nei paesi in via di sviluppo (dove oggi se ne consuma il 58%).
La produzione di bio-combustibili potrebbe anch'essa contribuire all'aumento della domanda di beni alimentari, a seconda dell'andamento dei prezzi dell'energia e delle politiche adottate dai governi.

La terra
Sebbene il 90% della crescita della produzione agricola è prevista derivare da un aumento dei rendimenti delle colture e da una maggiore intensità di sfruttamento agricolo, le terre coltivabili dovranno aumentare di circa 120 milioni di ettari nei paesi in via di sviluppo, specie nell'Africa subsahariana e in America latina. Nei paesi sviluppati invece, si prevede che le terre coltivabili diminuiranno di circa 50 milioni di ettari, sebbene su tale trend possa influire inversamente la domanda di bio-carburanti.

L'acqua
Si prevede che il consumo di acqua per l'irrigazione dei campi aumenterà ad un tasso più modesto, grazie alla ridotta domanda e ad una maggior efficienza nell'uso dell'acqua, ma crescerà comunque di quasi un 11% per il 2050. A livello globale, le risorse idriche sono sufficienti ma distribuite in maniera diseguale, tanto che la scarsità d'acqua raggiungerà livelli preoccupanti in un crescente numero di paesi, o di regioni interne ai paesi, in particolare in Medio Oriente/Nord Africa e in Asia meridionale. Utilizzare una minor quantità d'acqua riuscendo al tempo stesso a produrre più cibo sarà cruciale per affrontare i problemi legati alla scarsità delle risorse idriche. Tale scarsità potrebbe inoltre essere aggravata da alterazioni negli schemi delle precipitazioni causate dal cambiamento climatico.

Meno gente affamata
La FAO ha sollecitato degli interventi più decisi per ottenere progressi più rapidi verso l'obiettivo della riduzione e dell'eliminazione della fame e della povertà nel mondo. Gli investimenti nell'agricoltura primaria dovrebbero diventare una priorità ed essere aumentati di circa il 60%, poiché l'agricoltura non solo produce cibo ma genera anche redditi e favorisce la sussistenza nelle aree rurali.
La riduzione della povertà richiede inoltre investimenti nelle infrastrutture rurali (strade, porti, elettricità, sistemi di stoccaggio e d'irrigazione); investimenti nelle istituzioni, nella ricerca, nello sviluppo dei servizi, nei diritti di proprietà terriera, nella gestione del rischio, nei sistemi di controllo veterinario e della sicurezza alimentare; ed anche investimenti nel settore non agricolo, come per esempio la creazione di reti di sicurezza alimentare o trasferimenti monetari ai più bisognosi.
Senza sviluppo ed investimenti nelle aree rurali dei paesi poveri, il bisogno e le disuguaglianze rimarranno estese, sebbene assai meno di quanto lo siano oggi, secondo la FAO.

3. Disuguaglianza sociale e riscaldamento globale: due problemi intimamente connessi
La diseguaglianza presente all’interno della società rappresenta anche una delle principali forze che spinge le persone ad un consumo sempre più insensato. Il consumo è motivato in larga misura dalla competizione/autodifesa dello status sociale, con conseguente aumento dei livelli di ansia per il timore di un declassamento.
Durante la conferenza mondiale sul clima di Copenhagen non è stato possibile trovare un accordo su quali misure sono da prendere per affrontare i problemi dovuti al riscaldamento globale. Una sconfitta davvero deprimente visto che gli esperti del settore sono ormai concordi nell’affermare che per contrastare le conseguenze disastrose del riscaldamento globale occorre ridurre tempestivamente e drasticamente le emissioni di CO2. Esiste, inoltre, un divario notevole nelle emissioni da parte dei Paesi ricchi rispetto a quelli dei Paesi poveri e quindi è evidente che l’obiettivo di raggiungere un livello globale di emissioni pro capite omogeneo ed ecocompatibile significa una forte riduzione delle emissioni nei Paesi ricchi ed un mantenimento oppure anche una possibile crescita dei livelli nei Paesi poveri.
Nelle discussioni sugli ostacoli al raggiungimento di tale obiettivo spesso viene menzionata l’indisponibilità degli abitanti dei Paesi ricchi a rinunciare al benessere dovuto alla produzione delle merci, alla possibilità di muoversi a basso costo con automobili ed aeroplani, ecc. Il mantenimento del benessere materiale e della qualità della vita sarebbe quindi in contraddizione alle misure necessarie per contrastare il riscaldamento globale.
Ma è veramente così? Per rispondere a questa domanda torna utile fare riferimento al libro di Richard Wilkinson e Kate Ticket, La misura dell’anima edito in Italia da Feltrinelli. I due autori sostengono che sarebbe un errore affidarsi alle invenzioni tecnologiche nella speranza di risolvere il problema. Non alterando il funzionamento di base dell’economia, anche innovazioni tecnologiche notevoli non potranno risolvere il problema. Per esempio, un nuovo motore che consumi solo metà del carburante farà sicuramente risparmiare sia in termini di emissioni di CO2, sia in termini di denaro per chi possiede l’automobile. Ma tali risparmi verranno verosimilmente investiti in attività a loro volta dannosi per l’ambiente (acquisto di un automobile più potente o di altri merci ad alto consumo energetico, viaggi in auto più lunghi e frequenti, viaggi in aereo ecc.). A sostegno di questa teoria Wilkinson e Picket fanno osservare che nei Paesi che hanno adottato auto più piccole e a basso consumo le emissioni di inquinanti hanno continuato ad aumentare, nonostante la maggiore efficienza.
La tesi principale portata avanti dagli autori è che, una volta raggiunto un certo livello di base di benessere materiale, l’ulteriore crescita economica, in senso di reddito medio e possesso di merci di consumo, non aumenti il benessere, la soddisfazione o la salute di una nazione.
Secondo Wilkinson e Picket i problemi nelle società benestanti non sono dovuti ad un livello medio di ricchezza non ancora abbastanza elevato, ma alle disparità troppo pronunciate nella disponibilità dei beni materiali tra i diversi membri della società.
Logicamente è vero anche il contrario: riducendo le disparità si riduce la necessità di apparire, di disporre dei segni esteriori e materiali che contraddistinguono lo status a cui si appartiene oppure a cui si aspira (automobili, merci, viaggi frequenti in Paesi esotici, ecc.) . “Dobbiamo creare società votate all’uguaglianza, in grado di soddisfare i nostri veri bisogni sociali. Affinché le misure volte a contrastare il riscaldamento globale non siano percepite unicamente come un limite alle opportunità di soddisfazione materiale, devono essere abbinate a politiche egualitarie che ci conducano verso nuovi e più fondamentali modi di migliorare la qualità delle nostre vite”.
La lotta contro il riscaldamento globale e quella contro la disuguaglianza e per il benessere umano si potenziano, quindi, a vicenda e la probabilità di successo dipende molto dal grado di integrazione dei due ambiti. “Oltre a facilitare la riduzione dei consumi e le emissioni di CO2 la riduzione delle disparità sociali avrebbe, inoltre, numerosi ulteriori vantaggi, per esempio, affron-tando più efficacemente numerosi dei più scottanti problemi della nostra società. Nello specifico gli autori dimostrano che le società con minori discrepanze sociali al loro interno abbiano significati-vamente meno problemi di :
• vita comunitaria e relazioni sociali tra le persone
• salute mentale e consumo di droghe
• salute fisica e speranza di vita
• obesità
• rendimento scolastico
• gravidanze in adolescenza
• violenza e sicurezza
• crimini e incarcerazione

Bibliografia
Fonte © FAO e Partners di NMCF, 2006
Richard Wilkinson e Kate Picket. La misura dell’anima. Feltrinelli, 2009

Ricerca svolta da D. Barocci, L. Castro, L. Nunziatini, E. Trevisani, M. Zanni - Classe 2°C

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