mercoledì 5 maggio 2010

Globalizzazione: una ricerca

Termine col quale viene indicata una serie di fenomeni che si verificano su scala mondiale, con l'effetto di unificare le condizioni economiche, i modi di vita, la cultura e, più in generale, le idee, prendendo come modello quello occidentale.

§1. Come le multinazionali e la globalizzazione devastano l’Africa

Ecco le dichiarazioni di alcuni missionari.
1.
Sotto le feste del passato Natale si fece un gran parlare della Nestlé: l'occasione fu data dai panettoni avvelenati. In un collegamento in diretta con Radio Uno furono intervistate due suore comboniane, ambedue infermiere con una lunga esperienza africana di lavoro in maternità. Senza mezzi termini denunciarono la politica della Nestlé, che con una poderosa propaganda cerca di convincere le mamme africane ad abbandonare il tradizionale allattamento al seno e sostituirlo con il biberon del latte in polvere Nestlé. Denunciarono che le conseguenze, sia dal punto di vista fisico (sviluppo dei neonati e protezione contro le malattie infettive) che da un punto di vista psicologico-affettivo (legame madre-bambino), almeno qui in Africa sono devastanti.

2.
È un pregiudizio o ci sono dei motivi? È vero: noi missionari non siamo d'accordo con la logica e la strategia degli investimenti delle multinazionali come Nestlé, Dal Monte (frutta), De Beers (diamanti), Shell (petrolio). Senza parlare poi delle multinazionali delle armi, delle mine, che riforniscono e mantengono fiorenti le attuali guerre; quelle dei rifiuti industriali e chimici che avvelenano l'Africa coi rifiuti che l'Europa non riesce a smaltire; quelle del legname che stanno dilapidando e distruggendo le una volta famose foreste vergini dell'Africa, dalla cui esistenza tutti dipendiamo per la rigenerazione dell'ossigeno e l'assorbimento della crescente anidride carbonica.

3.
Il Kenya ha una superficie di 600.000 kmq, quasi il doppio dell'Italia, ma solo 125.000 sono coltivabili: il resto è steppa arida e deserto sassoso. Le multinazionali del caffè, del tè, dell'ananas, dei fiori, si impossessano della terra migliore. Che resta alle popolazioni locali? Le zone aride, senza piogge, senza possibilità di irrigazione e in più isolate, senza strade per il commercio. Se uno visita il Kenya con qualche itinerario organizzato da chi è sensibile a questi problemi e non dalle solite agenzie turistiche, può vedere con i suoi occhi. Ottime zone come quelle di Thica, Limuru, Kiambu, Nyanyuki, pendici del monte Kenya, Rongai, le così dette High Lands, sono ormai tutte nelle mani delle multinazionali del caffè, del tè, del piretro, del frumento, di quant'altro. I kenyoti dove sono? A tribolare nelle baraccopoli che si stanno sempre più gonfiando e a seminare per non raccogliere, a volte, neanche il seme, nelle zone aride.

4.
L'Africa deve ancora far fronte ai bisogni fondamentali: cibo, acqua potabile, alloggio, educazione primaria per le nuove generazioni, un minimo di strutture sanitarie e di rete stradale. Le multinazionali, con la loro martellante propaganda alla radio, su giornali, tv e foglietti volanti, creano falsi bisogni e false convinzioni. Se non bevi quel caffè, non sei uno del 2000. Se non usi questo o quel biberon (Nestlé) o questo o quel pannolino (Johnson), non sei una buona mamma, non vuoi bene al tuo bambino. Senza parlare poi dei cosmetici e dei coloranti della pelle e dei capelli.

5.
La gente non è abituata ancora alla dialettica della pubblicità, difficilmente si difende e scambia per importante quello che è un ingrediente inutile se non dannoso. Se i falsi bisogni creati dalla pubblicità sono dannosi ovunque, in Africa sono mortali. Da quanto detto, appare chiaro che la logica delle multinazionali è violenta, perché mette il prodotto e il guadagno al di sopra della persona e del bene della comunità. Le persone vengono usate per obiettivi finanziari e di potere. Si installano dove la gente è più debole, meno capace di difendersi, e le strutture statali meno organizzate per resistere alle loro pressioni. L'Africa e diverse altre aree del terzo mondo sono in questa condizione di debolezza. Noi missionari non vogliamo demonizzare nessuno: riconosciamo che le multinazionali hanno una loro funzione nel mondo di oggi.




§2. Sfruttamento minorile da parte delle multinazionali

Il sistema che sta dietro alle multinazionali per quanto riguarda lo sfruttamento del lavoro minorile non è poi così difficile da spiegare né tanto meno da capire. Il lavoro minorile è presente in ogni parte del mondo ma le multinazionali preferiscono impiantare sedi di lavoro e, quindi di lavoro minorile, nei paese economicamente sottosviluppati, laddove le condizioni sono favorevoli al realizzarsi di questo fenomeno.
Come si può facilmente capire, la causa principale del lavoro minorile è la povertà. Il bambino che va a lavorare lo fa, nella maggior parte dei casi, per contribuire al reddito familiare di per sé già estremamente ridotto. Tutto ciò, a lungo termine, comporta non solo una continuazione della povertà a livello di reddito, in quanto i minori lavoratori sono in ogni caso sottopagani e sfruttati, ma anche una formazione della povertà a livello sociale, culturale e individuale. Questo perché se il ragazzo deve recarsi a lavoro dovrà rinunciare agli studi, sia per una questione di tempo e sia perché spesso gli studi devono essere pagati e quindi non gli è possibile mantenerli, e ciò comporta lo svilupparsi di un alto tasso di analfabetismo che non permetterà di poter difendere i proprio diritti di lavoratore. Insomma è proprio un circolo vizioso e le multinazionali, ovviamente, per i loro scopi economici, ed esclusivamente loro in quanto non portano certo ricchezza e sviluppo nei paesi sottosviluppati dove spostano le loro aree produttive, ne approfittano. Lo sfruttamento minorile è alimentato proprio dalle multinazionali che spostano le loro aree di produzione nei paesi dove, secondo le loro politiche economiche, è più conveniente farlo ovvero dove i lavoratori sono meno esigenti, anche perché non istruiti, ed i governi, a riguardo, sono più accondiscendenti.
Eppure c’è qualche governo che, per i suoi ideali e le sue linee politiche, non ha permesso questo sfruttamento minorile. Grazie alla sua campagna del diritto allo studio che prevede l’istruzione gratuita a tutti i livelli, ha permesso un tasso di alfabetizzazione del 100%. Inoltre non è stato permesso l’insediamento brutale delle multinazionali. Va quindi sottolineato come sì, le multinazionali abbiano i loro torti, ma gran parte dei torti sono da ricercare anche nei governi che permettono loro di fare ciò che vogliono, senza pensare al benessere della loro popolazione.
In tutto questo, comunque, non vi sono giustificazioni allo sfruttamento minorile, in quanto esistono valide soluzioni affinché ciò non accada.

Approfondimento: cosa comporta la globalizzazione

Sotto l'aspetto economico, la globalizzazione comporta:
1) l'eliminazione delle barriere giuridiche, economiche e culturali che pongono limiti alla circolazione di persone o beni di qualsiasi tipo;
2) Allargamento su scala mondiale delle attività produttive commerciali e finanziarie.
3) Interdipendenza sempre più stretta tra operatori, realtà produttive e sistemi economici in località e paesi geograficamente distanti, nel senso che un evento che si verifica in un qualsiasi luogo del pianeta può avere ripercussioni quasi immediate a livello politico e soprattutto economico in altre località del pianeta.
4) Diminuzione dell'importanza della collocazione geografica della produzione, con tendenza a privilegiare i Paesi caratterizzati da un basso costo della manodopera e/o minori vincoli fiscali e burocratici in genere.
5) Diffusione di una cultura globale, che riflette sostanzialmente l'importanza delle singole nazioni che ne fanno parte.
6) Perdita di rilevanza dei singoli Stati nazionali.



Bibliografia

- "L'altrapagina", mensile di Città di Castello (Perugia) - gennaio 2000
- La Repubblica, 13 ottobre 2009, Luciana Sica “Se la globalizzazione migliora la nostra identità”
- http://www.questotrentino.it/2000/01/Italietta.htm
- https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXOzLWI9NQytvmDB1ZohPZtIEjv9K_j_naM8EWcgOtTRkdbH6rWk2bDpzLuvsP-RAFAryFVzkGmROPPaKuS95DOUrVoHSAlcTA0JldNrL6YDGzOiK9ZjdGFPWmNqlaghgkEtn8Z_OZgyg/s1600-h/nestle.jpg
- http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=globalizzazione.html
- http://www.peradam.it/peo/ipercorso/globalizzazione/Glob-800/home.htm

Ricerca svolta da R. Davin, M. Marchi, E. Morigi, L. Serafini, P. Zoffoli - Classe 2°E

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